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"La Bisbetica Domata"

Di certo Harold Bloom non avrebbe apprezzato l'adattamento de La bisbetica domata firmato da Francesco Niccolini e messo in scena dalla Factory Compagnia Transadriatica diretta da Tonio De Nitto. Nel suo impareggiabile saggio Shakespeare. L'invenzione dell'umano Bloom dimostra come l'indomabile Caterina e il violento Petruccio siano destinati a divenire la coppia più felice di Shakespeare. Si sposano per contratto, ma in fondo sono ben affiatati e Caterina, sebbene sottoposta a vere e proprie torture, si innamora del suo <padrone> e il suo monologo finale in cui esorta le donne a soggiogare i mariti attraverso un' apparente sottomissione è una dimostrazione del nuovo potere acquisito dalla bisbetica riformata.


Pur condividendo in parte le opinioni di Bloom, ritengo che la riscrittura di Niccolini sia molto intelligente ed efficace dal punto di vista drammaturgico. L'ambiguità testuale tipica di Shakespeare lascia sempre spazio a più di una interpretazione e quella di Niccolini non forza più di tanto il testo originale. Si spinge, diciamo, un po' oltre. La cornice/ introduzione viene eliminata, la trama dei corteggiatori di Bianca viene snellita per dirigere l'attenzione degli spettatori sulla trama di Petruccio e di Caterina che qui appare non soltanto come vittima di una cultura misogina, ma anche come possibile vittima di un femminicidio. Nella versione moderna Petruccio si comporta come uno stalker e la povera Caterina, privata del cibo e del sonno come da copione, appare come una delle tante vittime della cronaca di oggi. Ha ragione Bloom quando afferma che Caterina non si sposa controvoglia ma che sia innamorata del suo rumoroso pretendente, ma non è forse in nome dell'amore che molte donne sopportano inaccettabili soprusi? Il volto insanguinato e l'occhio nero di Caterina prima che cali il sipario non lasciano prevedere nulla di buono.


Al di là delle interpretazioni testuali, lo spettacolo è un perfetto meccanismo scenico grazie all'affiatamento degli attori, al ritmo pressante dell'azione sostenuto dalla musicalità della traduzione a rima baciata e da numerose soluzioni registiche azzeccate. Il linguaggio è quello dei nostri giorni (Bianca dà del <magnaccia > a suo padre ), ma la scenografia e alcune invenzioni sceniche tendono a sospendere la vicenda in un'ambientazione smaccatamente finta, con gli attori che spesso si muovono come pupazzi meccanici.


Una struttura di legno modulare e mobile raffigura una strada di Padova con le sue linde casette con tanto di piantine alle finestre e una coppia di colombelle appollaiate sul davanzale di un abbaino. Fuori la porta di casa di Battista c'è un altarino con tante candeline che il padre delle nubende accende alla Madonna ogni volta che Caterina viene ammansita. Si respira un'aria tranquilla di paese che non lascia presagire il finale drammatico.

La commedia è decisamente corale nonostante la centralità del personaggio di Caterina che viene anticipata dal suo ingresso in scena prima che la commedia vera e propria abbia inizio. E' vestita da sposa e si muove come fosse la bambolina spezzata di un carillon. Prima che cominci a sbraitare, si presenta come un automa infelice, spiata da volti maschili che sbucano dalle finestrelle.


La parata dei tre pretendenti di Bianca, Gremio, Ortensio e Lucenzio è irresistibilmente comica con il suo complicato gioco di equivoci e travestimenti. Tutti vogliono sposare lei perché è apparentemente più malleabile della sorella, ma il padre ha dato ordine che si mariti per prima la ruvida primogenita. I mascheramenti, le ridicole agnizioni, i fallimenti dei finti precettori che si introducono in casa di Battista per corteggiare Bianca (interpretata da un uomo) si susseguono velocemente, con un ritmo da film delle torte in faccia. I personaggi si affacciano dalle finestre, entrano ed escono dalle porte in una specie di coreografia meccanica. Quando Petruccio stipula il contratto matrimoniale con Battista, tutti gli altri fanno a gara a chi paga di più per sposare Bianca alla quale, nel frattempo, viene letto L'infinito di Leopardi.


Caterina è abbastanza scorbutica e selvatica ma non tanto quanto in altri allestimenti. Petruccio è molto più arrogante di lei e la prende a parolacce spesso e volentieri. Il resto è un crescendo di violenze inaudite che incupiscono fortemente i toni della commedia. Il passaggio dal comico farsesco al drammatico avviene molto gradualmente e in molti punti l'inevitabile commistione di generi appare molto ben calibrata. Dietro le battute comiche emergono le cicatrici del presente grazie all'intensa e incisiva interpretazione di Angela De Gaetano nei panni di Caterina e a quella minacciosa e potente di Ippolito Chiarello nella parte di Petruccio. Anche tutti gli altri giovani attori sono di livello e interagiscono rispettando la spietata tempistica di uno spettacolo artigianale molto ben costruito.


LA BISBETICA DOMATA, di William Shakespeare. Traduzione e adattamento di Francesco Niccolini. Musiche: Paolo Coletta. Scenotecnica costruttiva: Luigi Conte. Costumi: Lapi Lou. Luci: Davide Arsenio. Con: Dario Cadei, Ippolito Chiarello, Angela DE Gaetano, Franco Ferrante, Antonio Guadalupi, Filippo Paolasini, Luca Pastore, Fabio Tinella. Regia di Tonio De Nitto. Una produzione Factory Compagnia Transadriatica.

Visto al Teatro India di Roma il 15 maggio 2015.

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