MATTIA E IL NONNO e CORRI, DAFNE! tra i 10 migliori spettacoli di teatro-ragazzi dell'anno seco
Ecco poi due bellissime narrazioni, una per i più piccoli e un’altra per i ragazzi più grandi e per gli adolescenti: “Mattia e il nonno” di Factory / Fondazione Sipario e “Nelson” di Anfiteatro. “Mattia e il nonno”, tratto da un libro bellissimo di Roberto Piumini, è uno spettacolo che si fa amare per diversi motivi: per la sapiente e immediata riscrittura che ne ha fatto Tonio De Nitto, per l’interpretazione felice e leggera di Ippolito Chiarello e perché riesce a parlare della morte con poesia e delicatezza. Mattia è un bambino che si trova ad affrontare il viaggio che tutti noi vorremmo percorrere: quello con il proprio nonno che da poco perduto. Il nostro protagonista ancora non si rende conto di ciò che è accaduto: vede che il nonno non gli parla più e che tutte le persone che sono intorno a lui piangono. Ma ad un tratto accade l’impensabile: il nonno, in un emozionante rapporto esclusivo, gli rivolge la parola e lo invita a fare con lui un bel viaggio. E proprio come accade a Dorothy nel “Mago di Oz”, Mattia, insieme al nonno, apre la porta di casa e si trova immerso in un viaggio fantastico. Chiarello riesce magistralmente a farci vivere questo viaggio, rendendoci vivi e pulsanti tutti i mondi che visiteranno insieme, e ricordandoci che la vita vince sempre sulla morte.
Terminiamo con due sorprese, due attrici che abbiamo incontrato in scena per la prima volta con esiti molto promettenti: Ilaria Carlucci e Annarita Colucci. Ilaria Carlucci, è autrice ed interprete dello spettacolo “Corri, Dafne” tratto dalle “Metamorfosi” di Ovidio e prodotto da Factory Compagnia Transadriatica e Tessuto Corporeo. In scena soltanto lei, aggraziata ninfa e narratrice di uno dei più conosciuti miti greci, che ripercorre in modo incredibilmente fedele la storia di Dafne e del suo malefico rapporto con il Dio Apollo, ma riuscendo, allo stesso tempo, a connotarne l’attualità restituendone un taglio drammaticamente moderno. Una storia antica si fa metafora credibilissima dell’attuale tema della violenza sulle donne ma anche e soprattutto della costrizione delle convenzioni sociali. Scorrono anni di battaglie delle donne su quel palco, scorrono in ogni piega del corpo di Ilaria, in ogni nervatura della sua schiena nuda che si fa davvero corteccia in un suggestivo finale, sostenuto in modo davvero credibile dall’interprete.