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Annarita Risola sul teatro inclusivo e su Hubu re

“Ricucire” è il titolo scelto per la settima edizione del Festival del Teatro e delle Arti nella Valle della Cupa, che si è svolto dal 23 al 31 Luglio 2021, nei Comuni di Campi Salentina, Novoli e Trepuzzi. Quest’anno l’intento degli organizzatori è stato quello di rinsaldare il rapporto col pubblico, da tempo sospeso, a causa della terribile pandemia e del conseguente lockdown. Lo hanno fatto rianimando luoghi soliti ed insoliti, con la volontà di fare comunità, di fare festa, celebrare la parola e darle un significato più profondo. Gli spettacoli, selezionati con cura, hanno saputo parlare a tutti e riformulare, attraverso la gestualità, l’interpretazione e gli stessi corpi degli attori, come nel caso di Hubu Re, un nuovo concetto di naturale bellezza, quella che va oltre lo sguardo, ormai abituato ai canoni classici e ai modelli imposti dalla moda, che limitano il giudizio all’apparenza e non alla conoscenza. Ma questo è un nuovo tempo, un nuovo modo di pensare al teatro, e forse un “Nuovo Teatro”, che si rivolge a tutti indistintamente, un teatro inclusivo che, anche più di prima, può educare, far pensare e riflettere.

Sulla base di questo presupposto nasce “L’assemblea della parola”, momento d’incontro aperto anche ai non addetti ai lavori per confrontarsi e discutere sullo stato attuale del Teatro.


Ed è Sabato 24 Luglio che a Novoli, in una delle sale del Palazzo Baronale che ci accoglie nella sua prima stanza di passaggio, con una scultura, un cavallo del maestro Mimmo Paladino, dalla forma sproporzionata, eppure così imponente e fiera. L’occasione per visitare questo luogo, è data da “L’assemblea della parola”, e dalla Rete Italiana Europe Beyond Access che affronta il tema della diversità come arricchimento e parla dell’opportunità di formare artisti professionisti con disabilità. La platea è numerosa e bilanciata, tra personalità della politica e della cultura. Presente il Sindaco di Novoli DeLuca, quello di Trepuzzi Taurino, l’assessora alla cultura di Novoli Spedicato, collegata on line da Lecce l’assessora alla cultura Cicirillo, presente in aula è il direttore generale del dipartimento del Turismo, Economia della cultura e Valorizzazione del territorio della regione Puglia Patruno, il regista Tonio De Nitto, il critico teatrale Di Donato e molti altri. L’iniziale intervento dell’attrice Diana Anselmo (disabile sensoriale), denuncia l’attuale stato dei teatri ed entra nel merito della collocazione del pubblico disabile all’interno delle sale, costretto ad accontentarsi di un posto in ultima fila per poter usufruire dello sconto. Prassi legata a motivi di sicurezza, che tuttavia non tiene conto delle differenti disabilità sensoriale e psicomotoria. L’incontro, altamente formativo, a mio avviso da riproporre nelle scuole, ha ancora una volta evidenziato come l’inclusione non sia una “buona azione” da praticare ogni tanto, ma debba, necessariamente, essere un modo di pensare, che consenta di sviluppare quella coesione sociale di cui abbiamo tanto bisogno. Purtroppo, la cultura digitalizzata, affermatasi prepotentemente anche a causa della pandemia, non ci aiuta, essa infatti, crea nuove esclusioni. Il teatro è comunità, è incontro, esso ha le sue radici tra le emozioni, che hanno bisogno di frequentazione, di relazione, di presenza… Il teatro va sostenuto, sempre, perché può cambiare, in bene, il modo di pensare.


Il frutto, ormai maturo, di questo pensiero è rappresentato dallo spettacolo HUBU RE, tratto dal racconto di Alfred Jarry Ubu Roi, prodotto da Factory Compagnia Transadriatica in collaborazione con il Comune di Bitonto, di Lecce, della Regione della Grecia Occidentale e del Comune di Thermo, nell’ambito del Programma di Cooperazione Interreg Grecia- Italia 2014-2020, e finanziato dal progetto Cross the Gap. Esso nasce a conclusione di un laboratorio di recitazione svoltosi a Lecce e che vede in scena italiani e greci, attori professionisti e aspiranti, abili e disabili.


Come conquistare un Regno? Nel modo più semplice, uccidendone il suo Re. A volere questo atroce delitto è una regina, assetata di ricchezza e di potere, che armerà la mano del figlio, affamato solo di carote, con un coltello. Il momento propizio per farlo è il giorno del compleanno del Re, durante la parata, nella quale sarà sterminata l’intera famiglia. Detta così, sembra una vera rappresentazione brutale, un racconto da film dell’orrore. In realtà è un susseguirsi di gag e di equivoci, di carote che rotolano sul proscenio e di risate. Gli elementi della fiaba a lieto fine ci sono tutti, un esercito, un astronauta e un supereroe… ma anche l’amore, l’invidia, il tradimento. Ma ciò che più di tutto si è notato è stato il sorriso dei ragazzi. Un sincero grazie a Marcella, Alessandra, Nicola, Ioanna, Antonio, Georgia, Eleni, Alessandro, Stefano, Francesco, Fabrizio e Fabio e alla regia di Tonio De Nitto.

Annarita Risola

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