"Hamelin", il pifferaio che seduce le nuove generazioni al Nest di Giulio Baffi
Tonio De Nitto s'inventa pifferaio e tesse nel suo "Hamelin" una tela d'inganni e illusioni per sedurre e portare al teatro la nuova generazione di spettatori in attesa. È il suo lavoro d'autore e regista, e da anni s'allena al suo scopo nella terra pugliese concedendosi qualche incursione rappresentando in giro per teatri i suoi spettacoli belli. Questa volta è a Napoli, al Nest, a coinvolgere grandi e bambini nel gioco sottile dell'inganno bugiardo, del mistero mascherato da indagine offerta a chi ascolta, con sapienza di consumate anchorwoman per scoprire chi un giorno ha fatto sparire topi e bambini inventando leggende e misteriosi percorsi della fantasia.
La storia da cui parte De Nitto è quella del Pifferaio di Hamelin, vecchia leggenda della Bassa Sassonia ripescata per morali punitive dai Fratelli Grimm che ne scrissero agli inizi del milleottocento come un grande incubo collettivo. Ed èqui che De Nitto, complice la drammaturgia di Riccardo Spagnulo, s'impadronisce del gioco per metterlo in scena stravolgendolo fino a capovolgerlo.
Come si conviene per cose da raccontare oggi all'infanzia e spettacoli che possano piacere anche agli adulti. Così lo spettacolo che si replica soltanto in questa domenica ma due volte alle 16,15 ed alle 18 vede uniti i due pubblici quello dell'infanzia e quello degli adulti, insieme e separati ché ad ognuno va consegnata una cuffia di differente colore. Ognuno ascolterà quel che deve e come è giusto. E dunque eccoci in un programma di quelli che affollano radio e televisione, con notizie preoccupanti per imminenti pericoli e necessità di isolamento delle persone, cancellazione di feste e spettacoli e ricerca di colpevoli da condannare alla gogna. Vi dice qualcosa? I ragazzi ridono gli adulti sussultano.
Si va avanti perché il gioco diventa teatro e Fabio Tinella che ne è generoso protagonista solitario, ma capace di belle moltiplicazioni, entra in scena come una evocazione dal volto di biacca, la gorgiera e il mantello, trascinandosi dietro una macchine che sembra celibe marchingegno ma diventa all'occorenza teatro per marionette che vivono la storia lontana del pifferaio, dei topi invasori, del piccolo esercito di bambini scomparsi, forse attratti in un mondo di mistero per vendicarsi della promessa di ricompensa non data. Si ascoltano voci che dicono cose che oggi i razzisti di turno pensano con forza, che i miserabili bugiardi affermano con sicurezza, che anonimi truffaldini fanno scivolare con sicurezza oltraggiosa. Al povero attore/pifferaio non resta che la delusione, le botte e la vergogna irritata. Il pubblico è con lui, i piccoli spettatori lo guardano con partecipe predilezione. Logico quindi che lo seguano in palcoscenico, singolare corteo che s'avventura verso il fascino di una nuova avventura di festa. Tutti insieme a cantare e balla, e magari qualcuno dei grandi ci si aggiunge con allegria, approfittando delle musiche create per loro dalla mano felice di Paolo Coletta. É una festa questo spettacolo, del teatro e del pensiero. Ci si pongono domande e le risposte che verranno lasceranno magari qualche segno, tra il gioco e il lavoro, nella nostra affaticata realtà quotidiana. Gli applausi sono scontato ma sentito riconoscimento all'dea ed al lavoro di un gruppo affiatato.
Giulio Baffi, La Repubblica, 16 ottobre 2022
Comments