Hamelin visto da Ilena Ambrosio di paneacquaculture.net
Tra i lavori visti durante la due giorni del 2-3 gennaio, è sembrato che a fare da manifesto di questa mission sia stato Hamelin, ultima produzione di Factory.
Hamelin è il nome della cittadina situata nel nord della Germania nella quale è ambientata Il pifferaio magico dei fratelli Grimm, la cui trama è ben lontana da quella di una rassicurante fiaba della buonanotte: uno strambo pifferaio, in abiti multicolore, salva Hamelin da un’invasione di ratti, una vera epidemia, ma al rifiuto dei cittadini di riconoscergli la ricompensa promessa, l’artista di strada attira a sé con il proprio strumento fatato i bambini della città, conducendoli in una grotta dalla quale non faranno più ritorno.
La vicenda intreccia la fantasia a elementi di realtà: numerose sono infatti le testimonianze di questa sparizione e ancora oggi, nella via Senzatamburi di Hamelin vige il divieto assoluto di fare musica.
Tonio De Nitto rimaneggia il misterioso plot realizzando, nella drammaturgia scritta a quattro mani con Riccardo Spagnulo, un dispositivo scenico che viaggia su diversi binari. Muniti – all’inizio, nel mezzo e poi di nuovo alla fine – di cuffie differenziate tra adulti e bambini, gli spettatori accedono con l’ascolto alla cornice del lavoro: la voce (Sara Bevilacqua) della presentatrice di un programma di investigazione, genere Chi l’ha visto?, che indaga sul giallo di Hamelin. Dentro la cornice, piacevolmente ironica, la rappresentazione scenica affidata a un bravissimo Fabio Tinella il quale, nelle vesti di cantastorie esterno e poi dello stesso pifferaio, si avvale di molteplici codici espressivi – recitazione, teatro di figura, mimo, canto – e dello splendido carretto multifunzione realizzato da Iole Cilento e Luigi Di Giorno, per raccontare la sua storia.
E la sua storia è, nella rilettura di De Nitto e Spagnulo, quella di un artista rifiutato, beffeggiato e persino maltrattato, sottostimato da una società di adulti che non ne comprende il valore e la funzione e accolto, invece, dai bambini, che spontaneamente lo aiutano e lo seguono. I bambini riscoprono la propria libertà grazie alla musica, all’arte, a dispetto delle costrizioni imposte dai grandi.
Perché li avete rinchiusi nelle vostre gabbie sicure? Perché non li avete lasciati salire sugli alberi, sporcarsi nella terra, con le ginocchia sbucciate?… Permettete la corsa, lo stupore, lo sbaglio, permettete lo spreco, il gioco, il rumore e la musica, la musica, la musica. Per amarli meglio lasciateli andare.
Sulla scia di riflessioni maturate durante la pandemia, la controversa fiaba dei Grimm diventa allora rivendicazione del valore ma anche del potere magico dell’arte e insieme rito catartico che libera genitori e figli dalle limitazioni della paura. Hamelin è un bel lavoro, che sa incontrare con intelligenza lo spirito adulto e quello infantile e che riesce ad assemblare senza forzature più linguaggi per dirsi e raccontarsi.
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