IL DEBUTTO DI BALLATA PER LA KATER I RADES
Ha debuttato a Bari al Teatro Kismet il nuovo spettacolo di Factory BALLATA PER LA KATER I RADES scritto da Giorgia Salicandro e diretto da Tonio De Nitto con in scena Sara Bevilacqua, Redi Hasa e Riccardo Lanzarone.
Il naufragio della nave albanese Katër i Radës inaugura tristemente l’epoca degli esodi, e delle morti, nel Mediterraneo nella nostra storia recente. Come scriveva Alessandro Leogrande la tragedia della Katër i Radës «è stata uno spartiacque nella storia recente del Mediterraneo». Dopo di allora, quella storia ha continuato a ripetersi divenendo la triste storia comune del Mediterraneo, dei confini serrati dell’Europa e delle morti in mare. Negli anni, è stato oggetto di diversi lavori di inchiesta e narrazione, i quali ne hanno ampiamente ricostruito e chiarito le dinamiche. Tuttavia, vi è ancora la necessità di approfondire il racconto delle singole vicende che compongono il fatto collettivo, di recuperare il contesto specifico che ha mosso quelle partenze - la sanguinosa guerra civile albanese del 1997 - di dare il giusto riconoscimento e valore all’individualità di ogni storia, che ha «il diritto di essere raccontata».
La cosiddetta “tragedia del Venerdì Santo” è avvenuta nel Canale d’Otranto il 28 marzo 1997 - quando la nave albanese entrò in collisione con la corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana - nella quale morirono oltre cento persone, soprattutto donne e bambini stipati in coperta, di cui furono recuperati 81 corpi, mentre altri non sono mai stati trovati. Cutro (a una manciata di metri dalle coste calabresi), Pylos in Grecia sono solo alcuni tra gli ultimi, terribili naufragi divenuti simbolo della morte dei bambini.
Raccontare, dare voce a queste storie, ognuna con la propria dignità e le proprie ragioni uniche e irripetibili, è un dovere morale di tutti noi, nati per caso sulla sponda sicura del Mediterraneo. E se non è possibile rendere giustizia a ognuna di esse, come dovrebbe essere, possiamo almeno “adottarne” una, prestarle la nostra voce, diventare i suoi custodi. É quello che abbiamo cercato di fare con Elvis e Lindita, bambini sospesi tra ciò
che è stato e ciò che sarebbe potuto essere
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