Ricucire l’immaginario sulla disabilità. Hubu Re visto Ilena Ambrosio su Paneacquaculture.net
La Compagnia Factory continua a proporre e ad alimentare il dibattito sui “corpi non conformi” e sulla assoluta relatività che il concetto di conformità implica. E lo fa – oltre che con incontri, seminari e tavole rotonde – in scena con lavori che da diversi anni vedono come protagonisti attori affetti da disabilità. Nel cartellone de I Teatri della Cupa Hubu Re, lavoro sostenuto dal Progetto Cross The Gap (cui è stato dedicato il testo Cross The Gap – Attraversamenti nel teatro del possibile con Factory Compagnia Transadriatica edito da Cue Press), nell’ambito del Programma di Cooperazione Interreg Grecia-Italia 2014-2020.
Il rivoluzionario capolavoro di Alfred Jarry diventa una sorta fumetto animato che rievoca gli schizzi con i quali proprio Jarry, da bambino, aveva iniziato a immaginare le avventure di Ubu. Sul fondale scritte e disegni accompagnano il progredire dell’azione mentre, in scena, gli interpreti maneggiano oggetti di cartone – realizzati dal laboratorio di scenografia svoltosi nell’ambito dello stesso progetto – che regalano a ogni gesto una spassosa ironia.
Ed è tutta spassosa l’azione, puramente espressionista, con una comunicazione che mescola italiano, inglese e mimo, con le sue virate comiche ma che non disdegna accenti più teneri; con la gestualità frenetica e grottesca. Un universo totalmente assurdo ed esasperato, a tratti persino – bonariamente – esasperante. I dodici interpreti, italiani e greci, danno vita a una rocambolesca avventura che, lo sentiamo, non è solo quella di un principe/eroe che lotta per vendicare l’uccisione della sua famiglia e cacciare il tiranno, ma anche quella di un gruppo di individui, ciascuno con il proprio universo emotivo, sensibile e culturale che cercano insieme la strada di un’azione corale, nella quale le abilità, le passioni e persino le manie di ciascuno diventano elemento di arricchimento drammaturgico e scenico – preziosa, a questo proposito, la presenza nel cast di Fabio Tinella, assistente alla regia che dall’interno tiene in equilibrio le dinamiche della messa in scena assistendo, ove necessario, gli interpreti.
Un lavoro sincero, spontaneo che, all’interno del “canovaccio” fornito dalla drammaturgia di Jarry crea uno spazio di libertà e di ascolto nel quale i mondi, le “diversità” di ciascuno si incontrano. “Il nostro lavoro con attori disabili mi ha dato la possibilità, da regista, di rifondare ogni volta un dialogo diverso – ci ha raccontato Tonio De Nitto – Ognuno ha un suo mondo, non si può essere uguali e con ciascuno devi trovare la chiave giusta. Questo tipo di ascolto mi ha dato la possibilità di entrare davvero in contatto con gli attori e in generale con gli altri”.
Ecco, Hubu Re è un’altra prova, forse non perfetta ma di certo onesta, di come la pratica del teatro combaci sempre con un percorso di formazione indirizzato alla consapevolezza, all’accoglienza, all’ascolto.
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